mercoledì 24 giugno 2015

Ottava tappa: 1 e 2 Samuele

Con questi due libri finisce l'esperienza della giudicatura e inizia la monarchia. In essi si trovano intrighi, corruzione, violenza verbale e fisica, delitti: il periodo è drammatico. Il racconto si dipana, più che come un'opera storiografica, come un poema guerresco ricco di vicende epiche.
La mamma di Samuele è sterile (come già Sara moglie di Abramo, Rebecca moglie di Isacco, Rachele moglie di Giacobbe e poi Elisabetta madre del Battista), ma fa un voto al Signore in cui gli consacra l'eventuale figlio. La sua preghiera viene ascoltata e lei esplode in un cantico che ricorda molto il Magnificat.
Samuele riceve la chiamata del Signore di notte, in un brano famosissimo in cui sveglia il profeta Eli per tre volte.
La presenza dei Filistei si fa pressante e gli istraeliti faticano a difendersi come federazione di tribù. Per di più sia i figli di Eli che quelli di Samuele non percorrono le orme dei padri. A questo punto il popolo chiede di avere un re che organizzi una nazione.
Samuele nomina re Saul, della tribù di Beniamino. Il suo regno non comprende tutte le 12 tribù, ma solo alcune. Grande capo militare, è profondamente religioso ma in alcuni casi non obbedisce a Dio (offre sacrifici senza essere sacerdote, risparmia animali votati allo sterminio, consulta un negromante) e questo decreta il suo declino. Nel frattempo avviene la consacrazione e l'ascesa di Davide: pastore, guerriero, musicista. Scelto tra i piccoli, diventa migliore amico di Gionata e marito di Mikal, figli del re. Sul campo di battaglia è irresistibile: celeberrimo l'episodio contro Golia. Saul si ingelosisce al punto di cercare di ucciderlo più volte, così Davide è costretto a rifugiarsi addirittura tra i Filistei. Sfortunato in famiglia e nella vita, Saul si rassegna e si uccide. 
Dopo qualche tempo di guerra civile, Davide unifica il regno sotto il suo scettro e fissa la capitale a Gerusalemme. Vuole portarvi anche l'Arca dell'Alleanza e si ripropone di edificare una casa al Signore ma, tramite il profeta Natan, Dio rifiuta e gli promette invece di costruirgli un casato. Forse i molti successi in battaglia annoiano il re, che mette incinta la moglie di Uria l'Ittita e, per coprire la faccenda, prima cerca di ingannarlo, poi fa in modo che muoia in combattimento. Dal pentimento scaturiranno alcuni dei salmi più belli.
Nemmeno Davide è un gran educatore con i propri figli: Amnon costringe all'incesto la sorella Tamar, Assalonne lo uccide, poi realizza un golpe. Pagherà la sua inesperienza politica con la morte.
Alla fine Davide pecca d'orgoglio e indice un censimento, per potersi bullare dei numeri. Dio gli fa scegliere tra tre punizioni e lui opta per tre giorni di peste.
Libri promossi!

2 commenti:

mOKa ha detto...

Cioè, viene punito perché si bulla? E sceglie la peste per gli altri? Che gente...

F/\B!O ha detto...

Per gli ebrei contare qualcosa è come dichiararne il possesso, per cui è come se Davide dicesse: "Tutto questo popolo è mio, guardate quanto sono stato bravo!".
Il Signore, tramite il profeta Gad, dà tre possibilità: «Vuoi tre anni di carestia nel tuo paese o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegua oppure tre giorni di peste nel tuo paese?».
Ha scelto il male minore...