giovedì 15 ottobre 2015

Diciottesima tappa: Geremia

Geremia è un oratore sanguigno, polemico, violento nelle sue espressioni; vive in tempi duri e drammatici, convinto che ne siano la causa l'infedeltà e l'iniquità del popolo d'Israele. Va dicendolo apertamente e pubblicamente a maldisposti ascoltatori, nonostante questo gli procuri delle rogne. È profeta controvoglia: più volte rimpiangerà la sua vocazione, tuttavia senza sottrarsi alla missione assegnatagli, fino a rischiare la propria vita per essere coerente con la sua fede e col mandato ricevuto, suo malgrado, dal Signore.
Dopo la morte di Giosia, l'ultimo re giusto, gli ebrei si sono allontanati da Dio e dalla sua legge. Geremia paragona il regno di Giuda ad una prostituta che va con chiunque e lo avverte dell'imminente giudizio divino. Il salvataggio dalla terra d'Egitto è stato dimenticato e il popolo ha bisogno di sperimentarlo nuovamente: il re Nebuchadnezzar conquista e sottomette la regione e, dopo ulteriori ribellioni, distrugge Gerusalemme.
Il messaggio affidato al profeta (colui che parla al posto di) è di quelli difficili da dare. Geremia vuole bene a Giuda, ma ama Dio e gli è obbediente, confidando nella sua misericordia e bontà.
Sulla lingua riporto pari pari da Wikipedia, perché rispecchia perfettamente il mio pensiero:
La lettura del "Libro di Geremia", come di altri testi profetici biblici, pone problemi non banali: forse per il carattere stesso dell'autore e della sua ispirazione, forse per le vicissitudini che hanno successivamente portato alla stesura della redazione a noi pervenuta, il testo è caratterizzato da frequenti cambi di contesto, sia nello spazio, sia nel tempo, per cui il lettore può essere facilmente spiazzato.
Forse il modo migliore per affrontare questa lettura con soddisfazione è considerarlo come una raccolta di poesie, senza pretendere di riconoscere un filo conduttore, e cercando invece di rintracciare i temi principali che, indipendentemente dalle coordinate spazio-temporali, riaffiorano continuamente qua e là, conservando una sostanziale coerenza.
Il testo passa senza pause dai versi alla prosa, da un soggetto ad un altro, da una persona ad un'altra, in modo spesso vivace, ma anche difficile alla lettura. Non sempre la punteggiatura è sufficiente per capire chi sta parlando.
Detto questo, si può dare una prima semplice distinzione fra le varie parti del testo: oracoli e materiale narrativo. Quest'ultimo è facilmente riconoscibile dall'uso della prosa e della terza persona riferita a Geremia. Gli oracoli, invece, anche quando sembrano fortemente legati ad un episodio storico, sono prevalentemente in versi e il profeta parla in prima persona.

1 commento:

mOKa ha detto...

Caspita! Poca punteggiatura, cambi di persona... Lettura difficile!